Quello che ci è capitato
di leggere sui giornali e sul web in queste ore è tragicomico! Con
un comunicato aggressivo e scomposto “il Responsabile” della
Associazione Nazionale <> della
Sede Territoriale di Nardò, Moira Epifani, ha attaccato a testa
bassa il Sindaco della Città di Nardò, Pippi Mellone.
Non è la prima volta che
tale associazione si comporta come un soggetto politico e tenta di
inserirsi all'interno dell'arcipelago di singoli e gruppetti, che si
oppongono al Sindaco Mellone, ma questa volta a stupire non è solo
il tenore censorio del Comunicato Stampa diramato, ma anche il tono
utilizzato dalla firmataria, che sembra assurgere al ruolo di “Super
Authority delle buone maniere”, a metà strada tra
l’autorevolezza ANAC e la capacità della Procura Nazionale
Antimafia.
Un'attenzione a senso
unico, questa della Epifani, che non rileva mai la quantità di
insulti che provengono da affermazioni, manifesti, articoli e post
degli oppositori.
La funzione giusdicente,
tuttavia, non può derivare dalla presenza facebook de “il
Responsabile” dell'associazione, dato che di questo responsabile
non è nota la funzione (la sede territoriale non è neppure
riportata dal sito dell'associazione) mentre è nota la non
iscrizione all'Ordine degli Avvocati.
Né, tantomeno, tale
funzione giusdicente può venire dall’autoconvincimento di essere
la voce della verità e della giustizia.
Fossero anche migliaia o
centinaia di migliaia i consumatori rappresentati dal “leader
non avvocato” di “Avvocati dei Consumatori” di Nardò, questi
non basterebbero per superare il principio democratico per cui: un
Sindaco, simpatico o antipatico, bello o brutto, che sia, viene
eletto democraticamente sulla base di quorum elettorali
determinati dalla legge.
A margine di queste
riflessioni, occorre evidenziare che, fino a questo momento, non si è
mai visto un Prefetto, men che meno un Ministero, intervenire nel
dibattito politico di una città per misurare eventuali deficit
lessicali dei rappresentanti delle istituzioni.
Del resto, la censura per
mano della legge è tipica di regimi autoritari ed è quantomeno
curioso constatare come, a parole, il sottobosco di
associazioni, blog, giornali registrati e non, profili ,
officine e/o centri studi, dica di voler combattere ogni deriva
autoritaria, salvo invocarne l’applicazione per sopperire alla
propria incapacità di ottenere consenso sociale.
Più curiosa la
circostanza che venga invocato perfino l'Ordine degli Avvocati
proprio da una associazione rappresentata sul territorio da una
leader non avvocato.
Dal mio canto ritengo
legittime le critiche da parte di chiunque rispetto a chiunque, salvo
richiedere ed ottenere l'interessamento della magistratura quando
queste critiche sconfinano nella diffamazione o in altri reati.
Tuttavia, adire Prefetture, Ministeri e/o Ordini professionali, in
assenza di competenza di questi organismi ad intervenire nel merito,
appare fuori luogo e inopportuno perché appunto a “mancare”,
in questo caso, è la “competenza”.
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